BESTIE DI SCENA

I IMG_0939scritto e diretto da Emma Dante

con

Elena Borgogni, Sandro Maria Campagna, Viola Carinci, Italia Carroccio,

Davide Celona, Sabino Civilleri, Alessandra Fazzino, Roberto Galbo,

Carmine Maringola, Ivano Picciallo, Leonarda Saffi, Daniele Savarino,

Stepahanie Taillandier, Emilia Verginelli,

e con Daniele Macaluso e Gabriele Gugliara

Elementi scenici e costumi Emma Dante

Luci Cristina Zucaro

Produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Atto unico/Compagnia Sud Costa Occidentale,

Teatro Biondo di Palermo, Festival d’Avignon

Roma, Teatro Argentina, 13 ottobree 2017

Maricla Boggio

Certo è stata un’impresa coraggiosa quella di Emma Dante con “Bestie di scena”. Ma non per la nudità dei sette ragazzi e delle sette ragazze, che si spogliano a poco a poco davanti al pubblico dopo aver fatto per qualche decina di minuti una serie di esercizi ginnici coordinati in gruppo, con ritmi sempre rigorosamente seguiti da tutti.

Il coraggio è stato quello di inventare sul filo di questa nudità un percorso di comportamenti umani che da quella nudità partono con diverse soluzioni, sia di gruppo che individuali.

La prima impressione, quando tutti rimangono nudi, coprendosi le parti sessuali, membri i maschi, vagina e seni le donne, è stata quella di una scena di campo di concentramento nazista. Diventati oggetti, le persone tentano di salvare un loro pudore. Allineati dietro una catenella che alla sommità ha una tanica d’acqua, i quattordici individui, continuando a coprirsi, anche a vicenda mentre reggono la tanica, bevono passandosela in un gesto di soccorso: è un primo atto di reciprocità. Quell’acqua però poi viene sputata clamorosamente in alto: come un veleno, un elemento di morte, e anche qui il senso di Aushwitz riappare tremendo. Forse chi non ha vissuto quegli anni non ha avuto queste sensazioni, ma noi, parlando anche con altri spettatori, abbiamo avuto conferma di questa impressione.

Scene diverse si dipanano poi una dietro l’altra, con vari significati, attraverso suggerimenti beckettiani che provengono dall’esterno, a sollecitare l’azione dei quattordici, che accolgono gli imput e se ne servono. Quello del telo rosa con cui si coprono finalmente riposando, ma poi vengono ridestati con clamore dall’assalto di alcuni fuochi d’artificio che rischiano di colpirli mentre loro saltando qua e là tentano di scansarli.

La paura rafforza la solidarietà e allontana il pudore, nessuno pensa più a coprirsi, ciò che importa è salvarsi. Ma poi c’è anche il momento del gioco, arrivano palloni da destra e sinistra, e poi ancora altri momenti, più o meno felici, alcuni bellissimi, come la bambola meccanica suggerita da una bambolina parlante, e la danza classica della ragazza sulle mezze punte. E ancora un “Only you in puro anni Sessanta, con un elegantissimo ballo a due dal tono romantico.

Amore e simpatia spariscono di fronte alla competizione con la spada, alla lotta per il predominio, fino a un abbrutimento scimmiesco che forse è una bella caduta di stile, andando a finire sulla parodia animalesca anche piuttosto insistita. E di nuovo subentra un gioco di pulizie del pavimento, un sorreggersi a vicenda con molto senso dell’altro.

Finché tutto si mescola in un finale travolgente, in cui danza e ginnastica, piroette e duelli, palloni e spazzoloni concludono lo spettacolo in allegria. È allora che piovono dal cielo vestiti e pantaloni, scarpe e reggiseni, e i ragazzi sogguardano stupiti e quasi imbarazzati tutta quella pioggia di indumenti, forse ormai abituati a farne a meno. Le luci si attenuano fino al buio e agli applausi, mentre sul palcoscenico vuoto tornano, vestiti e calzati, gli attori a ringraziare, insieme alla soddisfatta Emma Dante.

Un interrogativo: perché il titolo parla di “bestie”? La sensazione è quella di un voluto degrado, mentre questi esseri umani che sono gli attori della compagnia hanno tenuto alta la loro umanità.