COME VI PIACE

commedia con musiche dal vivo

di William Shakespeare
traduzione e adattamento di Maurizio Panici e Alice Spisa
musiche originali di Ambrogio Sparagna
scene di Tiziano Fario
progetto visivo di Andrea Giansanti
costumi di Marta Genovese, Valentina Zucchet
luci di Roberto Rocca
con
Camilla Alisetta, Anna Charlotte Barbera, Sergio Basile, Alessandro Federicco, Massimiliano Feranciosa, Massimiliano Iacolucci, Maurizio Panici, Rocco Piciulo, Daniele Pilli, Alessio Renzetti, Rocco Rizzo, Mauro Santopietr/Leonardo Lidi, Annamaria Troisi,
i musicisti: Sandro Paradisi, Giuseppe Copia, Fabio Soriano, Alessia Salvucci
regia di Maurizio Panici
AR.TE’ Teatro Stabile d’innovazione – Compagnia dei Giovani/ La Versiliana Festival – Orchesta Giovanile di Musica Popolare
Teatro Parioli, 15 – 25 gennaio 2015.

Maricla Boggio

In questa versione di “Come vi piace” il tessuto sotterraneo dei sentimenti e delle rivalse, dei rapporti di odio, di rivalità e di lealtà, per l’ineffabile capacità di Shakespeare si riveste dei personaggi diventando materia di commozione e di meraviglia. Tutto questo Maurizio Panici ha mantenuto della vicenda inducendo gli spettatori a prender parte al gioco architettato con i suoi attori imprimendole un sapore di novità.

Con spigliata formula giocosa il regista ha messo in evidenza dalla commedia shakespeariana la dimensione favolistica interpretando liberamente il clima pastorale già in essa presente e aggiungendovi un pizzico di oriente, il tutto attraverso una chiave in cui la realtà si stempera nell’allusione, nel sogno, nello scherzo.
E’ così che la vicenda, sfumati i toni dell’intrigo e della violenta rivalità tra fratelli – tema abituale nelle opere di Shakespeare, che alla realtà storica attingeva, pur rielaborando i fatti – si sviluppa in quadri introdotti e conclusi da interventi musicali di stampo popolare – dovuti ad Ambrogio Sparagna e al suo gruppo musicale – dove a sorpresa avvengono apparizioni fantastiche, e la foresta dove si svolgono via via gli episodi si popola di alberi magici, di animali evanescenti, di fiori giganteschi. Ed è veramente un piacere vedere un teatro affollatissimo di giovani intenti a seguire lo spettacolo: merito di un’adesione di fondo, pur nella rielaborazione di Panici e Alice Spisa, al testo poetico che viene trasmesso con linguaggio schietto e modernizzato senza eliminare una diversificazione adeguata ai diversi personaggi, dalle giovani nobildonne al bizzarro buffone, al raffinato eloquio del cortigiano Jacques e alla rozza espressività dei pastori.
I sentimenti che animano questi personaggi regali come quelli popolani, sono alla base dell’esistenza in tutte le epoche e in tutti i paesi. L’amore dichiarato come eterno vacilla al primo segno di un contrasto, la gelosia si ammanta di generosità e di altruismo, ma anche l’odio può sciogliersi nella riflessione e nella ritrovata voce della coscienza che richiama la giustizia.
Fra i vari personaggi emerge Rosalinda – la commedia talvolta viene chiamata con questo titolo – scacciata dall’usurpatore del regno di suo padre che di questi è fratello, nonostante l’affetto di Celia, sua figlia. La ragazza fugge nella foresta di Arden in panni maschili per sottrarsi a pericoli e riconoscimenti accompagnata dall’inseparabile Celia sua cugina. Nella foresta si intrecciano ben presto altre vicende. Rifugio del Duca con tutta la corte dei suoi fedeli, diviene luogo di incontro con Orlando, a sua volta in fuga dal regno dell’usurpatore dove la sua capacità di lotta lo ha reso inviso al sovrano. Inevitabile l’incontro con Rosalinda, e lo scaturire di un amore assoluto da parte del giovane. E’ qui che il gioco si fa forte addentrandosi nei meandri della natura umana con venature psicanalitiche. Rosalinda, in vesti maschili, pur affascinata dal giovane vuole provarne l’amore e nell’incontro con il giovane ignaro, lo induce a sostenere una prova che lui accetta pur di dimostrare questo amore. E’ la parte più intrigante della storia, che inserisce vaghi accenni omosessuali nell’attrazione fra i due, e viene ancora più complicata dal sopraggiungere di una giovane inseguita da un pretendente pastore che subito si innamora di Rosalinda-ragazzo, che la sbeffeggia incoraggiando il povero maltrattato a farsi valere. Finirà tutto come non potrebbe non finire in una favola dove il desiderio supera le possibilità reali facendosi realtà. Il Duce spodestato torna a regnare, l’ingiusto riconosce il suo torto, l’innamorato ritrova la sua bella e anche chi stava ai margini incontra il suo amante.
Spiccanno fra gli interpreti, ben calibrati e attenti al discorso d’insieme, la sapienza del Jacques Le Beau di Sergio Basile, la simpatica irruenza dell’Orlando di Mauro Santopietro, l’imperiosa presenza “politica” del Duca spodestato di Maurio Panici anche regista della pièce.

Una riflessione di fondo su di una operazione di questo genere: quella per cui le opere di Shakespeare, come di altri autori di notevole spessore drammaturgico, possano essere rivisitate mantendo in esse l’angolo visuale dell’autore, senza quegli snaturamenti testuali che oggi attraggono per moda certi teatri.