CREATIVITA’ TEATRALE 2015

Gli allievi del Corso

ISTITUTO SUPERIORE UNIVERSITARIO

 

di Scienze Psicopedagogiche e sociali  “PROGETTO UOMO”

Anno Accademico 2014-15

Maricla Boggio

ESPRESSIONE TEATRALE

 

Sentirsi pioggia, nuvola, vento. Sentirsi foglia, uccello, alberto fronzuto. Sentirsi sopra un foglio gettando dalle mani il colore per dire il proprio cielo, o fiore, o mare…

Sentirsi suono che vibra nell’aria, diventare quel suono con tutto il corpo…

E poi finalmente far uscire la propria voce arricchita di creatività, dalle frasi quotidiane alla poesia, al TEATRO ripercorrendo il percorso creativo del poeta e dell’autore.

 

Per chi intenda sviluppare le proprie capacità di linguaggio e di espressività corporea questo corso induce ad aprirsi al mondo esterno attraverso una recuperata potenzialità interiore, nascosta, ignorata o repressa a causa di una adesione passiva agli stereotipi oggi di moda attraverso l’imitazione dei modelli televisivi e reclamizzati da internet ecc. che privano gli individui della loro caratteristiche specifiche.

 

Questo corso, pur breve rispetto alla necessità di affinare la propria sensibilità espressiva, è essenziale per operatori che lavorano nell’ambito della tossicodipendenza, dei ragazzi con problemi, degli anziani e nelle comunità terapeutiche e case famiglia in genere, per attivare in se stessi e poi nelle persone con cui si svolge il lavoro una maggior forza  nell’esprimersi creativamente, arricchendo le proprie capacità di comunicare con gli altri, fino a raggiungere, dopo varie fasi intermedie, L’INTERPRETAZIONE TEATRALE.

 

Il metodo base su cui si fonda il corso è il METODO MIMICO messo a punto da Orazio Costa, maestro di generazioni di attori e registi attualmente impegnati in teatro e cinema.

Attraverso il metodo mimico si sono formati per generazioni attori dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” e della Scuola di Bari.

Esso non richiede particolari attitudini fisiche né memorizzazioni di tipo nozionistico, ma sollecita la persona ad esprimere quanto ha dentro di sé, sia che ne abbia consapevolezza sia che ignori la ricchezza espressiva che è in lui in quanto essere umano.

 

Specifico del metodo mimico è rendere PIÙ ESPRESSIVA LA GESTUALITÀ E LA VOCE, dalle forme più semplici del quotidiano alle interpretazioni teatrali.

 

Da tale accresciuta espressività si affronta LA POESIA, PARTENDO DALLA COMPOSIZIONE DEI VERSI e arrivando, attraverso la loro scrittura, ai sentimenti che li animano.

 

Il metodo sviluppa anche la PROPRIA CREATIVITÀ SUL PIANO PITTORICO. Il gesto si fa espressione del sentimento interiore, l’emozione si proietta sul foglio bianco imprimendogli ciò che la persona prova.

 

“L’istinto mimico è quella particolare attitudine spontanea dell’uomo a dare aspetto umano con il corpo e con la voce a un fenomeno o a un oggetto, animato o no; è un riflesso istintivo per cui di fronte a una realtà, esterna o interna, ci adeguiamo ad essa, tendendo ad assumere una forma fisica che ne è la trasposizione antropomorfica e impadronendoci del ritmo che le è proprio”.

L’UOMO SI IMMEDESIMA SPONTANEAMENTE NELLA REALTÀ; VIVERE SI PUÒ DIRE CHE SIA PROPRIO IMMEDESIMARSI.

Il metodo allena all’osservazione; affina la capacità di guardare e di vedere, di concentrarsi in un oggetto esterno, fino a quando questo oggetto diventi “interno” a noi e poi si “esprima” attraverso di noi.

In un gioco di alternanze fra assimilazione e differenziazione si costruisce l’identità del soggetto, la costruzione della sua personalità e l’estrinsecazione delle sue potenzialità artistiche.

Dai fenomeni visibili, dagli elementi naturali e dagli oggetti l’immedesimazione si trasferisce ai concetti, ai sentimenti, alle parole, fino alle forme dell’arte.

Il metodo è stato anche sperimentato con portatori di handicaps: attraverso la mimica si attiva un impulso al movimento mediante la parte creativa del cervello, che supplisce alla motorietà carente per la lesione del comando  razionale.

La docente ha tenuto corsi incentrati sul metodo in comunità ed istituti a Roma, Torino e Palermo, all’Accademia nazionale di Danza, al Centro Sperimentale di Cinematografia ecc.

Si lavorerà attraverso figurazioni, espressioni gestuali e fonetiche: l’aria, l’acqua, il sole, le piante, i fiori, i colori, le onde, gli uccelli ecc. come sviluppo e liberazione della propria creatività per arrivare alla parola.

Si lavorerà ad imprimere con le mani immerse nei colori su grandi fogli-quadro la propria impressione di un albero o di una qualche altra forma osservata e scelta.

Se qualcuno suona uno strumento musicale, si lavorerà sui suoni “esprimendoli” con il corpo e poi con la voce.

Si tenterà, a seconda delle potenzialità degli allievi, di interpretare un personaggio in qualche battuta teatrale di forte espressività o una poesia di particolare suggestione, sia a livello singolo che coralmente.

Bibliografia: Filmati realizzati da Maricla Boggio insieme a Orazio Costa, per la RAI, che saranno visti insieme agli allievi.

                       Libri: Maricla Boggio,

Il corpo creativo – la parola e il gesto in Orazio Costa, Bulzoni ed., 2001;

Mistero e teatro – Orazio Costa, regia e pedagogia, Bulzoni ed., 2004.

Orazio Costa maestro di teatro, Bulzoni ed., 2007:

Orazio Costa prova Amleto, Bulzoni ed., 2008.

Nei primi tre libri, a seguire la parte teorica, è pubblicato un laboratorio tenuto dalla docente, che descrive lezione per lezione l’itinerario svolto.

 

Per chi possiede una cultura teatrale si consiglia di aggiungere alla bibliografia il quarto libro di Maricla Boggio, “Orazio Costa prova Amleto”, in cui il metodo si dispiega in tutta la sua potenzialità espressiva teatrale.

 

Nel sito di Maricla Boggio si possono vedere i filmati da lei realizzati sul metodo insieme al maestro Orazio Costa.

Alcune immagini delle attività realizzate nel corso: mimesica, interpretazione, pittura gestuale ecc.

Relazione del laboratorio di teatro 2013 di Ariella Evangelista

Dalla segreteria mi viene destinato il laboratorio di pedagogia dello sport. Inizialmente la

mia reazione è stata una razionale accettazione… uno vale l’altro ! Passa poco tempo ed

entra in gioco un desiderio istintivo, voglio cambiare tipo di laboratorio, voglio fare quello di

espressione teatrale. Non capisco neanche perché, io non amo particolarmente questo

genere, inoltre non ho mai categoricamente amato mettermi in mostra di fronte agli altri.

Ma il desiderio continua, faccio richiesta e mi viene concesso il cambio.

Fin da subito il mio rapporto con questo genere di espressione teatrale, la mimica, è stato

piuttosto destabilizzante. Questa arte espressiva dal linguaggio unico, antico , volto al

recupero di quanto è presente in ognuno di noi come peculiarità latente,abilmente sopito

dal nostro fuorviante costrutto esperenziale ,sia per difesa,sia per vergogna , sia per uno

scarso interesse nei riguardi di ciò che siamo e quanto ci circonda, o solo per una sordida

rassegnazione alla sola sopravvivenza…mi ha travolta in pieno. Non so ancora che questa

sarà un’esperienza che mi segnerà in modo decisivo.

Ho amato ed odiato al contempo questo percorso, cosi sbilanciante e nuovo per noi adulti,

ma cosi naturale per istinto nei bambini,ed ho capito che il “si fa che si era…” diventa

necessario per la nostra espressione di vita. Il diventare ciò che si vede, ciò che si sente e

quello che cognitivamente percepisce ,non è più cosa dell’altro mondo ,ma lo è anche del

mio.

Trovo inoltre questo questa capacità istintiva che tutti noi possediamo un validissimo

metodo integrativo per il processo educativo:dovremmo avere cura ,nutrire e mantenere

nei bambini questa spontanea disposizione a divenire quel qualcosa o qualcuno, in

risposta alla realtà . Altrettanto credo nella forte utilità, la stessa che abbiamo potuto

osservare nei filmati di Orazio Costa, del riprendere contatto con il nostro lato sensibile ed

infantile, quasi fossimo ancora bambini; che la ricerca della spontaneità e del profondo

sentire ciò che siamo e cosa veramente è tutto quello che ci circonda, ci rende in qualche

modo liberi. Il mio sguardo è cambiato è stato positivamente alterato e risvegliato

all’attenzione di ciò che è dentro di me,e a tutto ciò che è fuori.

Ho così aperto una porta, mai e poi mai avrei immaginato di sentirmi veramente rabbia,e

tantomeno di adeguare al mio corpo nell’espressione di questa emozione. Davanti agli altri

poi,per me era impensabile !

Io ho un progetto rivolto alla realizzazione di un centro di aiuto per le donne in difficoltà.

Non un centro antiviolenza, di quelli, benché,pochi ma fortunatamente ce ne sono; io parlo

di un luogo dove la donna possa prendere ,attraverso un adeguato percorso, piena

coscienza di quanto gli è accaduto , di quanto gli sta accadendo e di quanto potrà

accadere sulla base della sua peculiare e unica percezione della vita. Il poter portare la

mia esperienza ,piccolissimo granello di sabbia della straordinario e vasta spiaggia

mimica, del mio cambiamento di donna che ,fino a non molto tempo fa era inerte ed

incosciente corpo in balia del vento della violenza,di come è rinato e ha ripreso coscienza

grazie anche all’incontro con Lei professoressa Boggio, sarebbe il gettare le basi di un

nuovo inizio basato sul : “io non vedo e sento solo, ma sono!”. La Sua conoscenza, ed il

confronto con il suo forte temperamento, è stato motivo di una costruttiva sfida, e riuscire

goffamente nell’arte della mimica è stato il mezzo con il quale in quel poco, troppo poco

tempo, ho risposto,scoprendo e rimanendo sorpresa del fatto che ce l’ho fatta.

Per carattere e vissuto sono stata maggiormente portata a vivere la vita secondo il

progetto e le aspettative altrui, ho permesso che mio linguaggio verbale e paraverbale

fosse influenzato da argomentazioni non mie , e come risultato c’erano solo domande:

Cosa sono io? Cosa vuole esprimere il mio essere ? Quale verso mi appartiene?

Dopo questa ridestante esperienza arricchisco anche con il prezioso tesoro nella mimica il

processo di realizzazione della mia persona , oggi decido di riscoprirmi seme e

germogliare, sentirmi irrompere come potente esplosione di un vulcano e di vivere come la

potente e fiera poiana .

La ringrazio, professoressa, dal profondo del cuore

Relazione di Giulia Fabri 2014

Cosa ho percepito e cosa ho scoperto…

Durante questo corso, breve ma intenso,ho potuto apprendere metodi a me sconosciuti e ci siamo soffermati sulla mimica, non intesa come imitazione di qualcosa o qualcuno ,tipica dello stampo francese ma di entrare proprio nell’essenza di questa. La mimica è la voce dell’anima ,una modalità espressiva particolare e impossibile da capire se non si eliminano i preconcetti e i pensieri eccessivamente  razionali. Questo metodo permette di conoscersi meglio e di trovare una sintonia al nostro interno per poter comunicare con esso. L’importanza di questo corso per me è stato fondamentale ,per il mio futuro in quanto amo stare con le persone ma bisogna avere il coraggio di uscire da noi stessi per andare a confrontarci con loro, e poi ritornare in noi più ricchi che mai.  Il compito di un educatore è proprio questo, aiutare le persone a ritrovare la propria strada perché smarrita. Dentro ognuno di noi c’è qualcosa di speciale da scoprire e ognuno a modo suo riesce a tirarlo  fuori , gli altri ci servono da specchio per poterci rimandare ciò che siamo perché in solitudine non potremmo mai conoscerci al meglio. Ho imparato a dare il giusto valore a ciò che si prova,alle mie emozioni ad ascoltare la mia anima , il teatro è proprio questo, riflessione ed emozione . Non esiste artista che prima di creare qualcosa non diventi quella cosa, anche io spero di diventare un “artista” riuscire a diventare   ogni persona che andrò ad aiutare. Ho imparato che non bisogna aspettare che il tempo passi oltre ma devo prendermi il mio tempo e viverlo, in un tramonto, in un sorriso , in un canto di uccello o in un soffio di vento; solo così posso nutrire la mia anima ed essere più serena e consapevole. La nostra società  e l’educazione che abbiamo da valore a molte sciocchezze , tende però a reprimere la nostra espressività  e la mimica cerca di risvegliarla rivolgendosi alla sensibilità e allo stesso tempo alla razionalità.  Per me è stato un onore fare un tuffo, anche se per qualche ora in un mondo così ricco e le lezioni non erano  indirizzato solo insegnarci un metodo ma a risvegliare proprio la passione sopita dentro di noi. Ho imparato che posso essere ciò che voglio basta solo un po’ di immaginazione, concentrazione e soprattutto anima, e tutto ciò crea emozioni che rimangono e non volano via poco dopo. Ovviamente riuscire a  lasciarsi andare completamente non è un processo semplice perché anche inconsciamente siamo tutti legati a preconcetti, al pudore e al senso del ridicolo, ma anche se abbiamo avuto a disposizione poco tempo l’insegnante è stata capace a scioglierci abbastanza.

Ascoltando queste  lezioni così intense  ho riflettuto anche sull’essenza stessa  della vita, probabilmente noi ci aspettiamo sempre troppo o comunque non riusciamo ad apprezzare abbastanza la meraviglia che ci circonda , il tutto è anche in un cespuglio di biancospino…   Mi sto’ rendendo conto man mano che scrivo che  i ricordi e le emozioni rivivono dentro di me, è come un vortice che fa su e giù dalla gola alla pancia, sensazione che non si prova tutti i giorni. Durante queste giornate ho vissuto dei sentimenti ambivalenti : sono passata  dall’ansia  all’entusiasmo, dall’incredulo  al rivelatore e dalla vergogna alla liberazione. Anche recitando l’infinito ho imparato a vedere le cose e non semplicemente ad enunciarle, è come se fossi stata li al fianco del poeta ad osservare gli spazi interminati e ad ascoltare quei profondi silenzi cosa che non avevo provato mai leggendo una poesia. L’ essere umano ha la capacità e la fortuna di potersi immedesimare in ogni cosa o essere, ma quasi nessuno lo fa rimanendo stretti al proprio ruolo e magari arrivando alla fine dei propri giorni avendo vissuto solo da uomo. Credo che dentro di me sia cambiato qualcosa, soprattutto il  modo di osservare  e spero di riuscire a vivere al meglio tutte la cose intorno a me. Non si trova mai tempo per fermarci ad osservare realmente ciò che ci circonda, ogni cosa viene e se ne và senza lasciare segno dentro di noi, un temporale o un ciliegio in fiore. Ho sempre amato la natura e la fotografia ma essendo presi continuamente dalle cose di tutti i giorni piano piano passano in secondo luogo, questa esperienza però  l’ha riaccesi ed ho capito che è fondamentale dargli il giusto peso.        

Grazie …                                                          con affetto   Giulia Fabri

P.S.  Mi permetto di mandarle anche una piccola riflessione, non saprei se posso chiamarla poesia… mentre stavo scrivendo la relazione ho assistito ad un temporale e dentro di me si è mosso qualcosa che non si era mai mosso e ho iniziato a scrivere senza pensarci troppo, è la prima volta che trovo il coraggio per scrivere una poesia e soprattutto che la faccio leggere a qualcuno… lo prenda come un piccolo dono e un ringraziamento per quello che ha mosso in me.

 

Il temporale…

Gli alberi, la polvere e le piume di uccello si muovono violentemente.

Il cielo cambia volto e grigio poi nero

E percepisco il timore di quella peonia sola dentro un cespuglio.

Il glicine attende ricurvo

 e i chicchi di grandine finalmente fanno festa in terra e spariscono nel prato

le più ferme sembrano le margherite gialle,

solo le più piccoline tremano ma non basta vento e pioggia per spezzarle.

Un fulmine e subito il tuono che rimbomba nel cielo,

io ho bisogno di un tetto e ho timore del temporale

la natura no, è li e affronta ciò che accade, sembra quasi rassegnata.

Ed ecco che torna il sole, tutto cambia , tutto si dimentica e la campagna

Continua a vivere , sorridendo…

Relazione di Samantha Bedini 2015

Il nome ben nome e ciò che ci avrebbe insegnato, hanno acceso in me una forte curiosità; una curiosità che è parte fondamentale del mio essere e così, ho scelto di seguire il Suo corso, per conoscere un pò un mondo a me totalmente sconosciuto e, perchè no, mettermi in gioco e magari scoprire un qualcosa di nuovo du me.

Il primo giorno, al momento di “sentirci aria”, mi sono chiesta :” E ora? Ma come si fa?MI prenderanno tutti in giro!!!!” Poi, mi sono fatta coraggio e……”Ok proviamo! Tanto siamo tutti sulla stessa barca!”.

Dapprima è stato molto difficile, ma poi, pian piano, quello stesso giorno ed i giorni seguenti, ho lasciato liberi i pensieri, anzi, non pensavo proprio e come per magia, quel “sentirsi qualcosa” è divenuto sempre più famigliare e semplice e soprattutto liberatorio; alla fine mi lasciava un bellissimo senso di leggerezza. Una leggerezza e spontaneità che solo i bambini hanno;un non pensare comunque produttivo, sì perché in quei momenti, il non pensare, mi ha permesso di “buttare fuori” tutto quello che altrimenti avrei continuato a tenere dentro e forse, avrebbe continuato a logorarmi come fosse una gigantesca tenia che si ciba dei miei stati emotivi negativi.

A questo proposito, resterà impresso in me, per sempre, l’ultimo giorno con Lei quando, mi ha chiesto di essere il colore rosso: Un “BASTAAAAAA” urlato con quanto fiato avessi in corpi, i pugni battuti a terra tanto forte da farmi male. Da quanto tempo avrei voluto farlo, ma non me ne sono resa conto fino a quel momento!!!finalmente liberaaaa!!!!

tutto questo e moltissimo altro, m i ha insegnato che a volte, serve anche non pensare, uscire dagli schemi che ci sono imposti, proprio per capire meglio cosa abbiamo dentro; ma soprattutto, credo che adotterò (come ho già fatto con qualche bambino a cui faccio assistenza e con mio figlio) questo insegnamento per aiutare chi non riesce ad esternare i propri sentimenti, le proprie emozioni, i propri stati d’animo, siano essi positivo negativi.

E’ stata una crescita interiore di cui sono grata a chi mi ha insegnato i rudimenti per poterla mettere in pratica, seppur nel mio piccolo!!!

GUARDARE CON GLI OCCHI DI UN BAMBINO E’ STUPENDEVOLE! ( questo termine lo usa mio figlio quando vede una cosa che lo stupisce)

grazie!!!!

Samantha

 

 

 

Sito: www.mariclaboggio.it