DARLING

DARLING
con
Anna Gualdo
Giuseppe Sartori
Fabio Gorniero
Gabriel Da Costa

drammaturgia ricci/forte
regia Stefano Ricci

RomaeuropaFestival
Teatro Eliseo, Roma, 9-12 ottobre 2014

Maricla Boggio

Caro Stefano, caro Gianni,

sapete la stima, e l’affetto che ho per voi, come artisti che sono al tempo stesso persone che ricercano un’etica, e la inseriscono nelle loro composizioni.
Questa volta non ho capito che cosa avete voluto dirci. La comprensione per me significa entrare dentro, essere compenetrati del discorso dell’altro.
Qui non è successo, Ho seguito, nella volontà di intercettare un vostro filo misterioso, ogni momento del vostro lavoro. Mi sono immedesimata in alcuni punti, specie all’inizio, dove la discesa vertiginosa dalle scalette a chiocciola nello stridio degli uccelli sempre più tormentante, come suoni premonitori di Erinni insaziabili, mi faceva presagire quella “Orestea” a cui tanto avete fatto riferimento in comunicati e interviste. Ma dell'”Orestea” non ho avvertito il messaggio. Di quella storia arcaica che giustifica l’assassinio della madre, mentre poi si avvia alla giustizia che attraverso l’autorità dello Stato valuta i fatti, e impedisce il diretto intervento personale. Un arrivo alla società civile. Forse qui avete voluto vedere l’opposto? Il sopraggiungere di un’ngiustizia che stravolge lo Stato? Posso fare delle ipotesi. Ma è così che si entra in uno spettacolo? Variano di momento in momenti i linguaggi che adottate, in un rimbalzo dalla tragedia alla farsa, dal teatrino delle marionette all’agilità acrobatica dei saltimbanchi, passando attraverso i salti delle rane – quel Brechechecheck non deriva dalla Batracomiomachia? – e il richiamo arancione a Guantanamo – o in questo caso sono i decapitati dell’Is? -, e poi filastrocche dei porcellini, e poi aerei telecomandati, e poi tutù, e danze disperate, e una innumerevole quantità di acrobazie straordinarie, da lasciare ammirati e increduli, una vera meraviglia di entra ed esci da porte e finestre, di salite sui tetti e di inseguimenti atroci… Davvero siete ammirevoli, infaticabili, inventatori di bizzarrie da maghi! Ma è questo che volevate? Non vi siete certo impegnati per virtuosismo a realizzare questi momenti mozzafiato. Intravedo nel vostro ricoprirvi-denudarvi una volontà di scoprire le corde dell’anima, nella ricerca di un senso. Questo senso lo avete forse anche affidato a delle frasi, che Anna Gualdo, soprattutto, pronuncia dopo l’ultimo sfinimento fisico. Ma se dovevano essere parole significative, si sono quasi del tutto perdute nel rumore, e nella mancanza di voce. Peccato. Quei tanti bambolotti, poi, ficcati a forza nel terriccio dei vasetti opalescenti, stavano forse a significare una speranza, una rinascita? Non lo so, la moltiplicazione cancella il simbolo; ma l’effetto era, almeno per me, ambivalente, e portava anche un senso di impossibilità a diventare vita futura, restando sterilmente conficcati – quei tanti pupetti – in una sorta di rozze incubatrici.
Non si poteva non applaudire il vostro tentativo di esprimervi tentando uno spettacolo innovativo. Se si torna sul già fatto sicuro, si rischia il manierismo, e la gratificazione che non è ricercata da artisti come voi. Quindi, alla fine, posso dirvi di aver seguito con estrema partecipazione il vostro spettacolo, pur essendo stata coinvolta soltanto in qualche frammento.