EDITH PIAF -l’usignolo non canta più

PIAF  APPLAUSI IMG_1854

di Melania Giglio

con Melania Giglio e Martino Duane

regia Daniele Salvo

scene Fabiana Di Marco

costumi Giovanni Ciacci

Roma, Teatro Off Off

28 novembre 2017

Maricla Boggio

E’ una voce acuta e stridente quella che si sente dal fondo di una cavità-stanza popolata di arredi gravati dal tempo e da antichi brandelli di vita. È una voce che fra singhiozzi e lacrime canta “La vie en rose” con una disperazione che ne rompe l’armonia, comunicando l’opposto di quelle parole, mentre di Edith si intravede appena il volto sofferente. E’ l’inizio di un percorso ideale che Melania Giglio dedica alla mitica cantante francese, addentrandosi nel suo vissuto che è un tutt’uno con la sua arte, e come tale soffre di quella pena del vivere che le impedisce di esprimersi ancora.

La Giglio ha scelto di rappresentare di questa cantante speciale non solo per la voce quanto la sofferenza, fisica e morale, che ne segna l’intera esistenza. Non rappresentazione realistica, documento narrativo, ma traccia lieve e su cui si innestano le canzoni che ne hanno segnato gli amori, le perdite, le speranze. E la regia di Daniele Salvo rende visive le situazioni che si animano in quello spazio esistenziale, con mano leggera e intuizioni poetiche, fin dall’inizio in cui con magica immediatezza spariscono i teli che coprono con l’inesorabilità del tempo mobili e oggetti, dando inizio a questa emozionante teoria evocativa, in una sorprendente intesa con l’attrice.

Per sviluppare l’intensa e complessa episodicità di Edith Piaf è in scena con lei un personaggio che ne sollecita le evocazioni. Martino Duane, nel ruolo dell’impresario Bruno Coquatrix, inventore del celebre Olimpia che anni prima aveva lanciato la Piaf facendo delirare Parigi, dialoga con questa figura umiliata dalla malattia e dall’alcoolismo in un immaginario incontro nella sua casa, per convincerla a tornare a cantare nella mitica sala che è a rischio di fallire per i debiti e le cambiali: Martino Duane crea il clima giusto per questo incontro che spazia nei ricordi della Piaf sdrammatizzando ogni episodio, quasi sviluppo naturale di un dramma fissato nel tempo.

L’incontro con l’impresario sollecita Edith a rialzarsi gradualmente dall’abulia in cui è piombata sentendosi impotente a superare i danni fisici in cui versa. Le canzoni che la portarono al trionfo si librano con naturalezza dalle parole del dialogo all’evocazione di momenti vissuti, che tornano impetuosi e carichi di vigore a trionfare del corpo umiliato. È l’intreccio amichevole e franco, talvolta perfino comico e sbarazzino fra i due vecchi amici in cui l’impresario conosce di lei ogni piega esistenziale, a creare un gioco che non ha cesure fra confessioni amorose, ricordi disperati, contestazioni di un illusorio vissuto passionale – quel Marcel Cerdan pugile famoso precipitato nell’aereo mentre tornava da lei – di cui Coquatrix smonta la disperazione innestando nuove possibilità vitali. Con sorprendente espressività la Giglio passa da una canzone all’altra suscitando entusiasmo fra il pubblico più volte ad applaudirla nel corso dello spettacolo.

Melania Giglio si è nascosta dentro Edith secondo una cifra che la rivela ma al tempo stesso la rende autonoma da biografismi: è un personaggio mirabile mentre con voce emozionante canta la Marseillaise come la Piaf l’aveva cantata a quattro anni, mentre chiedeva l’elemosina per strada accanto al padre; ed è altrettanto una creazione fedele e al tempo stesso indipendente quando da un momento di evocazione insieme all’amico Bruno scatta una canzone e poi ancora un’altra, in un’esaltazione che via via la riporta alla vita. Sarà la canzone nuova, quella “Rien de rien” che Coquatrix le indicherà nelle parole a riassumerne il suo contrastato rapporto con la vita a decidere il piccolo usignolo che non voleva cantare più a cantare ancora. E lo spettacolo termina con quella canzone, cantata all’Olimpia da una Piaf tornata al pubblico parigino in tutto il suo fascino, nell’abitino nero scintillante, travolta dagli applausi di allora, che si fondono con quelli a Melania Giglio  e a Martino Duane nel successo di questa serata davvero speciale.