ELVIRA

Jouvet

(Elvire Jouvet 40)

di Brigitte Jacques /Gallimard

da “Molière e la commedia classica” di Louis Jouvet

traduzione Giuseppe Montesano

regia Toni Servillo

con

Toni Servillo Petra Valentini

Francesco Marino Davide Cirri

costumi Ortensia De Francesco

luci Pasquale Mari

suono Daghi Rondanini

Produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Teatri Uniti

Roma, 21 maggio 2019

Maricla Boggio

Nel 1986, in occasione dei quarant’anni di vita del Piccolo Teatro di Milano, Strehler portò in teatro le sette lezioni che Louis Jouvet aveva dedicato alla scena del quarto anno del “Don Giovanni” di Molière, in cui Elvira, entrata in convento, supplica l’antico amante di pentirsi delle sue azioni, e lo fa in un impeto di amore non più sensuale, ma rinnovato e sublimato. Lui stesso interpretò Jouvet; accanto a lui  una Giulia Lazzarini ispirata era la giovane allieva.

Gli appunti delle lezioni di Jouvet, presi durante sette lezioni da un’assistente, erano diventati, attraverso l’apporto di Brigitte Jacques, il filo dello spettacolo in cui, gradualmente, talvolta con forti sobbalzi, altre volte con misteriosi scoprimenti, la scena si realizza prendendo quei toni che ne rivelano la straordinaria potenzialità spirituale.

Il lavoro di Jouvet si sviluppa a Parigi, nei primi mesi del 1940, a cui si aggiungerà settembre: la Francia è sotto il dominio nazista, ma il Maestro prosegue, nel chiuso della scuola che aveva ereditato da Copeau, a lavorare accanitamente con i suoi allievi, e in particolare, per quella scena, con l’allieva Paula Dehelly, di origine ebrea, che tempo dopo doveva diplomare brillantemente, ma che in quei giorni disperati venne catturata e inviata in campo di concentramento, da cui poi sopravvisse fortunosamente.

Nel testo Paula viene chiamata Claudia, a staccare da connotazioni strettamente personali il lavoro sul personaggio. Strehler ne fece una sorta di manifesto-riflessione sull’interpretazione teatrale, inserendo spesso osservazioni che provenivano dalla sua esperienza e dal desiderio di segnalare ai giovani l’importanza dell’interpretazione teatrale come spinta a una resistenza contro i mostri, le connivenze, le forme di dominio non solo politico, ma soprattutto sulle coscienze.

Strehler lavorò con passione a questo spettacolo: di esso nei programmi attuali del Piccolo stranamente non si fa alcun cenno, come se la rappresentazione di oggi costituisse una scoperta della compagnia di Toni Servillo.

È di notevole importanza riprendere in mano testi validi come questo di “Elvira” che ha mantenuto un valore non soltanto artistico ma anche di forte riflessione individuale, ed è essenziale che, con rinnovata coscienza del peso, nella società di oggi, che può avere il lavoro dell’attore suscitando passioni e sentimenti, si porti uno spettacolo di questa tenuta in giro per l’Italia.

Così non si può che apprezzare la fatica di Toni Servillo, qui attore nei panni del regista Jouvet e regista dello spettacolo, in dialogo serrato nelle sette lezioni  con la Claudia di Petra Valentini, mentre danno immagine a Don Giovanni e Sganarello, necessari personaggi di riferimento, Francesco Marino e Davide Cirri.