I MISERABILI

i miserabili franco branciaroli (2)

di Victor Hugo

adattamento teatrale Luca Doninelli

con Franco Branciaroli

e con

Alessandro Albertin Silvia Altrui Filippo Borghi

Romina Colbasso Emanuele Fortunati Ester Galazzi

Andrea Germani Riccardo Maranzana Francesco Migliaccio

Jacopo Morra Maria Grazia Plos Valentina Violo

scene Domenico Franchi

Costumi Andrea Viotti

Luci Cesare Agoni

Musiche Antonio Di Pofi

Regia Franco Però

Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia CTB Centro Teatrale Bresciano Teatro De Gli

Roma, Teatro Quirino, 23 ottobre 2018

Maricla Boggio

L’idea di Franco Però rappresenta una concreta volontà di diffondere la cultura, mediando un’opera gigantesca e non letta dalla maggioranza delle persone, tranne forse da parte dei francesi – “I miserabili” di Victor Hugo” – , rendendola agibile attraverso il teatro, portando cioè il romanzo  alla dimensione di uno spettacolo.

Questa operazione, che Luca Doninelli ha affrontato con coraggiosa lucidità e spirito di sacrificio nel ridurre quanto più poteva mantenendo lo spirito del testo, può dirsi riuscita, se si superano le sempre insorgenti questioni relative al linguaggio teatrale rispetto a quello letterario, prima di tutto. Diversa è una trasposizione da un romanzo al cinema, dove il linguaggio è del tutto nuovo, non restando della prosa letteraria che il contenuto e lasciando alle immagini quella temperie che ne esprime i sentimenti.

Nella trasposizione dal libro alla scena il linguaggio non può che restare quello delle pagine scritte, in cui, oltre alle battute dei personaggi, si devono inserire le parti descrittive, qualche volta trasposte in situazioni, altra volta diventate esse stesse battute. Con una conseguente letterarietà delle battute stesse. È ciò che talvolta accade in questo degnissimo spettacolo firmato da Franco Però, in cui personaggi di bassa estrazione come Fantine vaneggiano sulle ali della poesia; oppure con una condensazione inevitabile di ardori politici come nel caso degli studenti ecc.

Ciò che si evidenzia con un notevole gusto della storia e una partecipazione al racconto da parte degli spettatori, riproduce il clima di quello che una volta appariva settimanalmente sui giornali, a puntate, di un romanzo nel suo divenire, atteso con ansia dai lettori. Questo sentore di antica narrazione si arricchisce poi di certe sottolineature di giudizi critici sulla corruzione e sulle ingiustizie dell’epoca ad opera dei funzionari e delle autorità di polizia che, per non poi tanto coperta analogia, suggeriscono la nostra epoca.

Il romanzo popolare si sviluppa quindi con paziente giustapposizione di scene, scandite con naturalezza

dallo spostamente di alti pannelli – opera di Domenico Franchi -, mentre gli interpreti, messi al servizio della storia e vestiti acconciamente da Andrea Viotti, si avvicendano scandendo il passare degli anni.

Chi dà prova di una maturità raggiunta dopo varie peregrinazioni, esperimenti di diverso livello, capricci e scelte di profonda serietà – da un bizzarro Edipo firmato da Calenda, ai testi sofferti di Testori – Confiteor, In exitu –  è Franco Branciaroli. L’attore grandeggia fra i compagni in scena, quasi meteora di un Gulliver calato dall’alto. Ma non è questione di corporatura – più o meno in realtà è come gli altri – , bensì di una forza espressiva che emana dalla sua voce, dalla persona di cui si intuisce l’attenzione alle vicende che gli si sviluppano intorno. Pur essendo ogni personaggio padrone delle proprie battute, pare che tutto prenda l’avvìo da questo Jean Valjean in quanto coscienza universale, capace di travolgere, una volta compresa la propria missione nel mondo, ogni remora, riserva, condizionamento, alla ricerca di una giustizia che riscatti l’umanità.

È così che il regista con i suoi attori, nel testo elaborato da Doninelli, porta in scena una grande e affascinante riflessione. A confronto con tanto teatro inutile e vano, talvolta anche in malafede, “I miserabili” sono una scommessa vinta.