LA DANZA INTERIORE-ORAZIO COSTA, LA MIMICA E L’INTERPRETAZIONE

copertina DANZA

La danza a cui non si puo’ mancare, è interiore, è insofferente…

Un nuovo libro di Maricla Boggio sul grande Maestro

di attori e registi per più di mezzo secolo

di Italo Moscati

Il teatro procede. Come un fantasma che si toglie il velo e cerca di mostrare che possiede mimica, corpi, voci. Maricla Boggio cerca di documentare il silenzio del fantasma che a volte grida di esistere. E noi gridiamo di esistere con lui, ma troppo in silenzio. Il libro di Maricla arriva con una doppia intenzione suadente e fiduciosa. La fiducia del ricordo, gli studi e le esperienze che Maricla ha fatto, con piacere estremo, totale, col maestro suo e di molti oggi in ombra, o assenti. Si tratta delle esperienze di cultura della parola, del pensiero e dei gesti che escono da un uomo di teatro, Orazio Costa Giovangigli (versione lunga di Orazio Costa tout court) che ho conosciuto attraverso letture ma non di persona, e mi dispiace molto. Ma mi ripaga il piacere della lettura del libro ben messo nello sceneggiare e nel ripristinare il ricordo di un passato in un modo già agevole. La sua novità rispetto a storie degli anni settanta, anni ben vivi, vigeva anche per il teatro che si agitava nella contestazione non soltanto studentesca, operaia. I teatranti erano presenti anch’essi nella contestazione. Non solo per i loro problemi ma per l’urgenza aggiunta a quelle esistenti di proteste e dissensi. Come e più del cinema il teatro era agitato e guardava al passato con criticità, spesso era costretto a farlo, per agganciare a esigenze nuove, venute da avanguardie americane e europee, il Living Theatre, Grotowski. Ma non vado altro nello scenario. La cosa che vale nell’interessante libro è il voler evitare le vertigini che crescevano nel mondo dello spettacolo e della cultura di pensatori come Herbert Marcuse ( “L’uomo a una dimensione”) che teorizzavano le esplosioni giovani nel mondo. Il racconto di Maricla, perché così lo si deve chiamare, è il diario di molti, se non di tutti noi. Un diario che vive delle analisi e delle esperienze di Orazio Costa che ha conquistato autorità e influenza per una caratteristica di profondità e di pensiero che il teatro italiano aveva lasciato dormire. Per fatti ideologici e politici. Il fascismo ha condizionato e indebolito il progetto letterario degli autori, li ha condannati a una autarchia severa che ha costretto la nostra scena a diventare piazza delle analisi e dello sviluppo delle idee, a censurare nel dopoguerra lungo il censurabile in Italia, provincializzandola; a cancellare i rapporti con gli autori e la teatralità da chiudere accessi, sfatare, eliminare (ad esempio Brecht tanto per farne uno). Nei lunghi effetti di carenze, cautele, tagli, divieti le lezioni di Orazio Costa (care a generazioni di teatranti, fino a Luca Ronconi), è accaduto di tutto. Il teatro italiano ha sbandato nello sforzo di recuperare e nell’importare. Gli scatti sono venuti, le sorprese di Strehler con un nuovo Brecht e un nuovo Goldoni; le proposte di tanti altri (cito Vittorio Gassman, la Compagnia dei Giovani, il Piccolo, gli Stabili di Torino e Genova) hanno disordinatamente cercato di tessera una tela coerente, solida, importante. Non è stato abbastanza. Il libro di Maricla è organizzato come una sceneggiatura di interventi e dialoghi; con primi piani di protagonisti, tra cui Costa svetta  e lascia a noi la nostalgia di libertà e movimenti ideologici, pensieri capaci di contribuire a presentare la “profondità’ della esigenza di essere nel presente (anche di ieri). Le sue lezioni sono state le ultime non di una didattica vincolante ma di passi moderni, senza tabù, consapevoli del gioco e giogo (legame) fra corpo e pensiero, tra mimica come esplosione espressiva, non  il suo controllo. Corpo e pensiero. Estetica del movimento e perfezionamento della lingua, e dei movimenti.  In questo senso, il libro si propone con originalità di sviluppare qualcosa di urgente. Siamo carichi di inutilità. Serve senso e orizzonte. Il teatro rischia di fondersi con il documento dei fatti e di ideologie smunte ( un’epoca di statue documentali, se non inventa, non  libera ). Il teatro deve tornare ad essere una danza senza limiti e censure. La danza libera che non c’è, e che il tempo continua a chiederci.

SINTESI DELL’EDITORE – 

Il libro propone vari aspetti del metodo di interpretazione di Orazio Costa, sviluppati attraverso differenti modalità di comunicazione e di applicazione della mimica, in modo da offrirne una visione molteplice, dall’ambito formativo a quello artistico, finalizzata a far conoscere del Maestro la personalità che supera l’autorevolezza teatrale e si manifesta attraverso una profonda complessità espressiva nelle testimonianze di artisti della scena dal secondo Novecento fino a questi ultimi decenni, a cui si affiancano amici, allievi e studiosi nel racconto degli incontri con lui.
Una lezione al DAMS di Torino diventa un laboratorio subito attivo per l’adesione spontanea degli studenti. Nella “voce” per Wikiradio emergono aspetti relativi all’esistenza di Orazio Costa, da cui fin dall’infanzia il metodo ha preso vita in parallelo con l’esperienza teatrale.
Lo schema rigoroso del metodo diventa pratica ed esercizio per un’università di formazione, verificato attraverso le prove attuate dagli allievi e confermate dai loro scritti. Si suggeriscono intuitivamente le fonti da cui questo metodo è scaturito, proiettandosi anche nel mondo della scienza, in particolare attraverso la constatazione che perfino nell’ambito dei neuroni a specchio emerge l’immedesimazione, che è alla base del metodo e soprattutto è connaturato alla nostra esistenza.