CLITEMNESTRA

da La casa dei nomi di Colm Tòibin

adattamento e regia Roberto Andò

con Isabella Ragonese, Ivan Alovisio, Arianna Becheroni

Denis Fasolo, Katia Gargano, Federico Lima Roque

Cristina Parku, Anita Serafini

coro Luca De Santis, Eleonora Fardella, Sara Lupoli

Paolo Rosini, Antonio Turco

scene luci Gianni Carluccicostumi Daniela Cermigliaro

musiche e direzione del coro Pasquale Scialò

suono Hubert Westkemper

coreografie Luna Cenere

trucco Vincenzo Cucchiara

produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale

Campania Teatro Festival – Fondazione Campania dei Festival

Teatro Argentina, Roma, 12.1.24

Maricla Boggio

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ANNA KARENINA

di Lev Tolstoj

adattamento Gianni Garrera e Luca De Fusco

con

Galatea Ranzi, Giacinto Palmarini, Stefano Santospago,

Paolo Serra, Mersila Sokoli, Irene Tetto, Francesco Biscione,

Debora Bernardi, Giovanna Mangiù

scene e costumi Marta Crisolini Malatesta

luci Gigi Saccomandi

musiche Ran Bagno

proiezioni Alessandro Papa

coreografie Alessandra Panzavolta

regia Luca De Fusco

Teatro Stabile di Catania, Teatro Biondo Stabile di Palermo

Roma, Teatro Quirino 12 dicembre 2023

Maricla Boggio

La storia esemplare di Anna Karenina nobildonna russa di quasi due secoli fa, nella drammaturgia di Luca De Fusco diventa senza sforzi emblematica di sentimenti, passioni, pentimenti e pensieri dell’oggi.

A utilizzare una “tecnica mista” fra l’interpretazione dei personaggi  e l’enunciazione delle loro azioni o dei loro pensieri tenendo in mano lo svolgimento complessivo del complesso romanzo, Luca De Fusco consente all’intera narrazione di mostrarsi con evidenza allo spettatore immedesimandolo nella vicenda.

Oltre alla duplice narrazione drammaturgica e letteraria, con volute sottolineature dell’interiorità dei personaggi, in contraddizione con l’enunciazione verbale delle loro azioni, De Fusco si avvale, come è sua preferita caratteristica sperimentata più volte in altri spettacoli, di proiezioni sia a colori che in bianco e nero. Splendida è l’introduzione del ballo a  cui partecipa, appena arrivata in treno alla casa del fratello – Stefano Santospago -, Anna Karenina – Galatea Ranzi -: in questo volteggiare di mazurche avviene l’incontro fatale con il soldato Vronskij – Giacinto Palmarini -, che in quell’attimo prende entrambi in una passione travolgente, che supererà ogni perbenismo, ogni costrizione di coppia, ogni giudizio negativo di quella società a cui l’idea del tradimento ripugna impedendo qualunque riparazione compreso l’odiato divorzio. Ciò che rende attuale la pur datata vicenda – che tale deve rimanere nella rappresentazione per risultare credibile – è l’interiorità dei personaggi, quel loro appellarsi al perdono, al richiamo a Dio, ai valori familistici declamati e contraddetti nella propria interiorità, mentre la società procede impavida vantando la sua efficienza e rifiutando ogni cambiamento voluto dai sentimenti. I quali sentimenti – ed ecco un elemento del tutto moderno – dal momento in cui sono dettati dalla passione a quando la passione è sfogata nel desiderio appagato, spariscono come nebbia al sole, diventano un peso noioso alla propria libertà, e diventa una necessità fingere la durata nella passione e nella volontà di perdono. Ciò che importa è l’apparenza, e Luca De Fusco con grande perizia si avvale anche qui, oltre che di una recitazione incisiva e dimostrativa di tutti i personaggi, di una interpretazione quanto mai epica da parte di Galatea Ranzi che in particolare nel monologo che conclude il testo con la sua morte sotto il treno, denuncia i soprusi della società in cui è costretta a vivere, non riuscendo più a sopportare la finzione a cui questa società la costringe. In questo monologo appare ingigantita da un suggestivo primo piano in bianco e nero, Anna – Galatea che soffre la sua condizione a cui non può più aderire, fino alla tragica conclusione. E qui, in un silenzio assordante, si chiude  in senso quasi religioso la storia di Anna. Pare che Tolstoj avesse letto in un giornale di una giovane che si era buttata sotto il treno per la disperazione di una vita sciagurata. Da quello spunto il grande artista aveva ricavato la storia. Ecco come si può, anche da un fatto di cronaca, creare un capolavoro, purché ci sia l’artista che sa scriverlo. Condotta con mano leggera da Luca De Fusco e scandita da scene episodiche, la rappresentazione avvince gli spettatori annullandone la lunghezza attraverso l’intero spettacolo.

IL DELITTO DI VIA DELL’ORSINA

di Eugène Labiche

regia di Andrée Ruth Shammah

traduzione di Andrée Ruth Shammah e Giorgio Melazzi

con Massimo Dapporto Antonello Fassari Susanna Marcomeni

e Marco Balbi Andrea Soffiantini Christian Pradella

musiche Alessandro Nidi

Scene Margherita Palli

costumi Nicoletta Ceccolini

luci Camilla Piccioni

Roma, 6 dicembre 2023

Teatro Ambra Jovinelli

Maricla Boggio

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FRA’

di Giovanni Scifoni

musiche Luciano di Giandomenico

strumenti antichi

Luciano di Giandomenico, Maurizio Picchio’, Stefano Carloncelli

regia Francesco Ferdinando Brandi

Roma, teatro Sala Umberto

5 dicembre 2023

Maricla Boggio

È un’indubbia simpatia quella che si sprigiona da Giovanni Scifoni, protagonista di questa rivisitazione del personaggio di San Francesco che si autopresenta dalle origini di cantastorie, per poi passare alla fase della rinuncia ai beni materiali, e alla richiesta a Dio di una sua volontà di avere una funzione nella sua esistenza. L’idea della povertà percorre le scelte del giovane a cui fanno da cornice altri compagni alla ricerca di una ragione di vita rispetto a un mondo corrotto alla inutile ricerca di beni materiali. La chiave di questa ricerca è un tipo di recitazione un po’ romanesca, che ricorda nel linguaggio e negli atteggiamenti una sorta di Proietti fresco e spontaneo, al punto di ignorare uno stile espressivo e di calcare il suo dialogo con il pubblico insistendo con le battute anche le più corrive, di quelle che gli spettatori, fittissimi in sala, prendono al volo per farsi una risata e applaudire freneticamente. La simpatia che provoca Scifoni negli spettatori è di quelle che possono farne un protagonista di uno di quei music hall di moda da decenni, e pare che egli sia popolare in questo genere di rappresentazioni. Noi che non lo abbiamo mai visto gli consigliamo di salire un gradino alla preparazione del suo monologo, sia nei gesti che nelle battute, e glielo diciamo proprio perché, tirando fuori da sé le sue qualità, può diventare un vero primattore, educandosi ai gesti e alla tenuta del testo.

Detto ciò, possiamo condividerne le scelte tematiche, che gli consentono l’adesione del pubblico nei temi della povertà, delle regole dei frati suoi seguaci, del Cantico delle creature che egli interpreta con concentrata e convinta passione. Le musiche rallegrano con scelte raffinate, di antichi accompagnamenti di corte, alcuni momenti con autentica grazia. E il pubblico non si preoccupa di quello che noi critichiamo, segue la storia di questo santo di profonda adesione popolare e applaude convinto.

L’INTERPRETAZIONE DEI SOGNI

liberamente ispirato e tratto dagli scritti di Sigmund Freud

di e con Stefano Massini

scene Marco Rossi

luci Alfredo Piras

opere pittoriche Walter Sardonini

musiche Enrico Fink

eseguite da

trombone e tastiere Saverio Zacchei

chitarre Damiano Terzoni

violino Rachele Innocenti

contributo in voce e video Luisa Cattaneo

costumi e maschere Elena Bianchini

produzione Teatro Stabile di Bolzano, Fondazione Teatro Stabile della Toscana, Teatro di Roma – Teatro Nazionale

in collaborazione con il Piccolo Teatro di Milano – Teatro D’Europa

 

Stefano Massini con il suo spettacolo ci offre il Freud drammaturgico.

Con l’interpretazioni dei sogni nasce la psicoanalisi, la tecnica che permette all’uomo a entrare in contatto con il mondo interiore, alla scoperta dell’uomo selvaggio o il bambino che è rimasto rinchiuso dentro di noi. Il sogno permette di accogliere questo straniero e dare spazio a un linguaggio che sembrava sepolto dalle convenzioni sociali. Massini racconta questa scoperta di Freud con il suo stile , in quasi due ore, il silenzio della sala per capire un testo che è un lavoro drammaturgico, ogni sera va in scena il nostro mondo interiore. I casi che Freud presenta, e Massini riprende i casi presentati da Freud e sintetizzati dalle immagini che si vedono di sfondo e con la musica del lamento iddi sh: scorrono quei comportamenti bizzarri, racconti di sogni, che ci rimandano a un universo che ogni notte cerca di venir fuori, con la sua carica di angoscia, di terrore. Massini attraverso Freud affronta le paure di oggi, la guerra, lo straniero, che sono sempre a minacciare la fragile struttura dell’io. L’attore ricorda un antropologo che ha influito in alcuni delle intuizioni dello psicoanalista,  Frazer del Ramo d’oro che appare nel 1890. Il tema fondante si sviluppa intorno alle diverse maschere che l’uomo indossa per presentarsi in società. Ma dietro la maschera sociale vengono fuori le rappresentazioni di figure metà umane e metà animali, il cane, il bue, che mettono in contatto i diversi livelli del nostro essere in società. Recuperare i sogni per indagare sulle nostre paure odierne, che si sono ampliate con le guerre, la peste, l’incertezza del tempo presente. L’altro elemento che Massini mette in risalto riguarda il bambino messo a tacere, ovvero il gioco che in nome della Civiltà l’uomo ha dovuto sacrificare. Il teatro ha questo compito, di poter recuperare il gioco infantile per affrontare in questo modo le paure ancestrali. Come si era, come si era quando si era piccoli. Inoltre la psicoanalisi, e Massini lo ricorda, studia le strategie del potere che per parlare di un argomento spostano il tema su di un altro, riassunto nella frase “per parlare di Prussia si parla della Cina”, come gli aveva indicato un consigliere austriaco, il politico che aveva ascoltato in un comizio. Massini svolge il suo lungo monologo al centro del palcoscenico dove campeggia un enorme occhio: è da questo occhio che il bambino insiste che Freud spia ciò che vede all’interno della testa delle persone: è una metafora che intuisce ll’inconscio. Pubblicato nel 900, “L’interpretazione dei sogni apre un mondo inesplorato; Freud vi scrive i casi che via via ritiene più significativi nel suo lavoro, fino ad arrivare a citare il caso di una sua paziente, Irene, impaurita dal timore della morte, che lei affronta ogni tre giorni. Freud risale a quella paura, riuscirà a sciogliere il motivo di quel ripetersi angosciante , allevierà se non guarendo del tutto la sua paziente e da allora lavorerà sui sogni dei suoi pazienti. Con coraggio e tenacia Massini ha messo a disposizione della sua lunga passione per il libro questa trasposizione teatrale, regalando agli spettatori una interpretazione che ha richiesto anni di lavoro per essere trasferita a un pubblico non consapevole una parte inconscia i sé. Gli sono di aiuto nella suggestione del racconto i tre musicisti Saverio Zacchei trombone e tastiere, Damiano Terzoni chitarre, e Rachele Innocenti violini, con la suggestiva scena di Marco Rossi e i costumi e le maschere di Elena Bianchini.

Come a una seduta psicoanalitica, gli spettatori concentrati e attenti hanno partecipato al dialogo con Massini, applaudendolo ripetutamente.

IL MINISTERO DELLA SOLITUDINE

uno spettacolo di lacasadargilla

parole di Caterina Carpio, Tania Garribba

Emiliano Masala, Giulia Mazzarino, Francesco Villano

drammaturgia del testo Fabrizio Sinisi

regia Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni

produzione Emilia Romagna Teatro ERT/

Teatro Nazionale, Teatro di Roma-Teatro Nazionale,

Teatro Metastasio di Prato

in collaborazione con lacasadargilla

Roma, Teatro Argentina, 23.11.23

Maricla Boggio

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ROMEO E GIULIETTA

di William Shakespeare

traduzione di Angelo Dallagiacoma

regista assistente Loredana Scaramella

costumi Maria Filippi

scene Fabiana Di Marco

movimenti di scena Alberto Ballandi

contributi musicali Roberto Giglio

con

Mimosa Campironi Antonella Civale

Martino Duane Diego Facciotti Loredana Piedimonte

Matteo Vignati Massimiliano Giovanetti

regia di Gigi Proietti

Teatro Quirino, 14 novembre 2023

Maricla Boggio

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OFF/OFF VARIETY

uno spettacolo di Silvano Spada

con

Pino Strabioli Giulia Di Quilio

Pierfrancesco Poggi Santino Fiorillo

corpo di ballo

Manuel Bartolotto Alessandro Gioffrè

Aldo Iucci Biagio Pagano Davide Rosa

coreografie Francesco Spizzirri

costumi Giuseppe Bambagini

creazioni video Fabio Massimo Jaquone

allestimento scenico e luci Umberto Fiore

Spettacolo inaugurale, 7 novembre 2023

Roma, teatro Off/Off

Maricla Boggio

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