SE QUESTO È UN UOMO

07 Valter Malosti - Camilla Sandri - ph Tommaso Le Pera

dall’opera di Primo Levi

(pubblicata da Giulio Einaudi editore)

condensazione scenica a cura di Domenico Scarpa e Valter Malosti

uno spettacolo di Valter Malosti

in scena Valter Malosti

e Antonio Bertusi , Camilla Sandri

Scene Margherita Palli – luci  Cesare Accetta – csotumi Gianluca Sbicca

progetto sonoro Gup Alcaro

video Luca Brinchi, Daniele Spanò

cura del movimento Alessio Maria Romano

Tre madrigali ( dall’opera poetica di Primo Levi) Carlo Boccadoro

Produzione TPE – Teatro Piemonte Europa, Teatro stabile di Torino-

Teatro Nazionale, Teatro di Roma – Teatro Nazionale

Progetto realizzato in collaborazione con Centro Internazionale di Studi Primo Levi

Comitato Nazionale per le celebrazioni del centenario della nascita di Primo Levi,

Polo del  ‘900 e Giulio Einaudi editore

in occasione del 100° anniversario dalla nascita di Primo Levi (1919 – 1987)

Roma, Teatro Argentina, 5 novembre 2019

Maricla Boggio

Non ci sono altre parole per dire le parole dette da Primo Levi con una scrittura incisiva,

essenziale, dove non c’è niente di più né di meno da quello che dalla memoria escono scandite a rendere partecipe chi le ascolta di un’esperienza umana destinata a restare per sempre.

Valter Malosti, solo in mezzo a una scena scura, percorsa a tratti da luci a taglio, che scandiscono i momenti della narrazione facendone dei capitoli da cui ripartire per una successiva narrazione, ha capito con profonda capacità di immedesimazione il racconto di Primo Levi su questa esperienza, unica e al tempo stesso in grado di essere avvertita come universale. Ha dato il massimo che le parole possano dare per comunicare, al di là della notizia, il lato interiore di un sentire che si imprime in ogni coscienza. Lo ha fatto senza espedienti interpretativi, mozioni di sentimenti,  intonazione rivolte ad arricchire il cuore nudo della storia. Credo che Malosti stia facendolo da anni, leggiamo di un’ esperienza alla Cavallerizza di Torino del 2010, dove la scelta dei testi di Primo Levi era curata, insieme a lui da Domenico Scarpa, come anche in questa recente rappresentazione.

La condensazione del testo primario – “Se questo è un uomo” – si arricchisce oggi di qualche altro frammento, come se la vicenda avesse per qualche momento un arresto per un ingrandimento di un fatto, e poi riprendesse il suo narrare, che esige di proseguire, dall’iniziale episodio del viaggio verso un non so dove, ai vari episodi di quei tanti mesi nel lager di Autschwitz, popolati di personaggi di varia umanità, crudeli fino alla bestialità fra i tedeschi, o stupefacenti fra i compagni di prigionia nella disarmante capacità di far emergere collaborazione, simpatia, affetto, nell’ostinata volontà di non perdere  la propria preziosa e sofferta umanità.

La straordinaria combinazione della sua esperienza di chimico da poco laureato “summa cum laude”gli salva la vita, per la possibilità da parte dei carnefici di ricavare da quell’essere destinato alla morte, che è lui come tutti gli altri, uno strumento utile, e quindi sfruttabile. Ed ecco allora affiorare, come richiamati da quella opportunità di vivere e quindi di pensare, i versi di Dante, l’immagine di Ulisse e della sua scomparsa grandiosa.

Malosti ha realizzato una rappresentazione che sarebbe riduttivo definire uno spettacolo riuscito, e le grida di qualche spettatore, di “bravo! bravo!” alla sua conclusione producevano – almeno in alcuni di noi – un imbarazzo per la riduttività superficiale di quell’apprezzamento rispetto a quanto di più importante ci era stato dato.

Quando Primo Levi, dopo anni che era tornato a Torino, si decise con grande fatica a tirar fuori quel suo primo libro – testimoninaza, così diverso, pur in una successione coerente, da quanto avrebbe scritto poi, lo fece avere alla casa editrice Einaudi, e ne ebbe un rifiuto: per analogia  ci vorranno anni perché il racconto di Primo Levi penetri nelle menti di quanti ancora oggi rifiutano – e non capiscono – quanto è accaduto.