WOODY E LE DONNE

avallone
di Woody Allen

con Antonello Avallone
regia Antonello Avallone
scene e costumi Red Bodò

con
Cristina Moglia, Giuliana Di Quiglio, Flaminia Parnasi, Francesca Cati, Claudia Guidi
Teatro dell’Angelo, Roma, 27 novembre 2015

Maricla Boggio

Sono più di vent’anni che Antonello Avallone porta in scena ciò che Woody Allen ha realizzato in cinema, dove, lui protagonista, autore e regista in vari film, ha toccato i temi di maggior interesse della nostra società, di cui lo stesso Allen si è sentito al centro, in una sorta di analisi psicanalitica che lo ha accompagnato per tutta la sua esistenza di adulto, andando a scavare nella sua infanzia e proseguendo l’indagine fino al giorno dell’ultima seduta. Avallone ha il pregio di non fare un’imitazione del famoso attore, bensì di presentarlo al suo pubblico, oltre che con i ritmi della sua parlata inceppata e i gesti di una dichiarata nevrosi, attraverso un filtro di giudizio critico, al tempo stesso tenero e divertito, dove ritrovare il filo di una partecipazione attuale e in sostanza estendibile ad ogni spettatore. E’ per questo, secondo noi, che i momenti più riusciti dello spettacolo sono quelli che più direttamente esibiscono i ragionamenti in bilico fra l’intellettualità e l’infantilismo, le inibizioni al rapporto con le donne, sempre pervicacemente ricercato nonostante i fallimenti, anzi attingendo da essi, parrebbe, nuova ostinazione a riprovare nell’illusione che a un certo punto ci sarà un incontro decisivo sul piano di una felicità sognata e mai raggiunta.
Le donne sono appunto il nodo centrale dello spettacolo e costituiscono il filo conduttore dell’intera esibizione. Sono cinque le attrici che si alternano nei vari ruoli, anche maschili, che spaziano dai più consolidati personaggi delle potenziali compagne, sempre affettuosamente in dialogo con lui, fino al momento in cui finalmente si liberano di quel tenero ma inconsistente compagno. Belle e disinvolte,Cristina Moglia, Giuliana Di Quiglio, Flaminia Parnasi, Francesca Cati, Claudia Guidi danno vita, con il gusto di una blanda presa in giro nei confronti dello smarrito Woody-Antonello, alle varie madame Bovary, Mago soccorrevole, fatale Gilda, femminista paziente e così via a una girandola di personaggi che Red Bodò veste con ironica capacità di veloce avvicendamento.
Rispetto alla disperata constatazione dell’inevitabile fallimento da parte del Woody dei film, qui Avallone immette nel suo continuo iterare una specie di allegra bonomia, rivolta a mettere in berlina i drammi dell’attore americano, soprattutto quando si tratta di temi rivolti ad altre realtà, da noi meno o del tutto non sentite in quella chiave del quotidiano, che è ad esempio il discorso degli ebrei, nei cui episodi qui si profila una comicità piuttosto nera e tragicamente echeggiante antiche persecuzioni.
La scansione in due tempi nuoce un poco alla presa con il pubblico, che si stempera nell’attenzione a causa dell’intervallo. Un tempo solo, con qualche generoso taglio rivolto a certi episodi che per noi risultano di difficile ricezione, come il travestimento da detective, manterrebbero tutta intera la carica di simpatia che Avallone riesce a trasmettere agli spettatori, accorsi, consapevoli del ritorno del loro beniamino, ad applaudire con calore.