ESPRESSIONE TEATRALE

 

ISTITUTO SUPERIORE UNIVERSITARIO 

di Scienze Psicopedagogiche e sociali  “PROGETTO UOMO”

Anno Accademico 2017-18

Maricla Boggio

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Sentirsi pioggia, nuvola, vento. Sentirsi foglia, uccello, alberto fronzuto. Sentirsi sopra un foglio gettando dalle mani il colore per dire il proprio cielo, o fiore, o mare…

Sentirsi suono che vibra nell’aria, diventare quel suono con tutto il corpo…

E poi finalmente far uscire la propria voce arricchita di creatività, dalle frasi quotidiane alla poesia, al TEATRO ripercorrendo il percorso creativo del poeta e dell’autore.

 

 

Per chi intenda sviluppare le proprie capacità di linguaggio e di espressività corporea questo corso induce ad aprirsi al mondo esterno attraverso una recuperata potenzialità interiore, nascosta, ignorata o repressa a causa di una adesione passiva agli stereotipi oggi di moda attraverso l’imitazione dei modelli televisivi e reclamizzati da internet ecc. che privano gli individui della loro caratteristiche specifiche.

 

Questo corso, pur breve rispetto alla necessità di affinare la propria sensibilità espressiva, è essenziale per operatori che lavorano nell’ambito della tossicodipendenza, dei ragazzi con problemi, degli anziani e nelle comunità terapeutiche e case famiglia in genere, per attivare in se stessi e poi nelle persone con cui si svolge il lavoro una maggior forza  nell’esprimersi creativamente, arricchendo le proprie capacità di comunicare con gli altri, fino a raggiungere, dopo varie fasi intermedie, L’INTERPRETAZIONE TEATRALE.

 

Il metodo base su cui si fonda il corso è il METODO MIMICO messo a punto da Orazio Costa, maestro di generazioni di attori e registi attualmente impegnati in teatro e cinema.

Attraverso il metodo mimico si sono formati per generazioni attori dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” e della Scuola di Bari.

Esso non richiede particolari attitudini fisiche né memorizzazioni di tipo nozionistico, ma sollecita la persona ad esprimere quanto ha dentro di sé, sia che ne abbia consapevolezza sia che ignori la ricchezza espressiva che è in lui in quanto essere umano.

 

Specifico del metodo mimico è rendere PIÙ ESPRESSIVA LA GESTUALITÀ E LA VOCE, dalle forme più semplici del quotidiano alle interpretazioni teatrali.

 

Da tale accresciuta espressività si affronta LA POESIA, PARTENDO DALLA COMPOSIZIONE DEI VERSI e arrivando, attraverso la loro scrittura, ai sentimenti che li animano.

 

Il metodo sviluppa anche la PROPRIA CREATIVITÀ SUL PIANO PITTORICO. Il gesto si fa espressione del sentimento interiore, l’emozione si proietta sul foglio bianco imprimendogli ciò che la persona prova.

 

“L’istinto mimico è quella particolare attitudine spontanea dell’uomo a dare aspetto umano con il corpo e con la voce a un fenomeno o a un oggetto, animato o no; è un riflesso istintivo per cui di fronte a una realtà, esterna o interna, ci adeguiamo ad essa, tendendo ad assumere una forma fisica che ne è la trasposizione antropomorfica e impadronendoci del ritmo che le è proprio”.

L’UOMO SI IMMEDESIMA SPONTANEAMENTE NELLA REALTÀ; VIVERE SI PUÒ DIRE CHE SIA PROPRIO IMMEDESIMARSI.

Il metodo allena all’osservazione; affina la capacità di guardare e di vedere, di concentrarsi in un oggetto esterno, fino a quando questo oggetto diventi “interno” a noi e poi si “esprima” attraverso di noi.

In un gioco di alternanze fra assimilazione e differenziazione si costruisce l’identità del soggetto, la costruzione della sua personalità e l’estrinsecazione delle sue potenzialità artistiche.

Dai fenomeni visibili, dagli elementi naturali e dagli oggetti l’immedesimazione si trasferisce ai concetti, ai sentimenti, alle parole, fino alle forme dell’arte.

Il metodo è stato anche sperimentato con portatori di handicaps: attraverso la mimica si attiva un impulso al movimento mediante la parte creativa del cervello, che supplisce alla motorietà carente per la lesione del comando  razionale.

La docente ha tenuto corsi incentrati sul metodo in comunità ed istituti a Roma, Torino e Palermo, all’Accademia nazionale di Danza, al Centro Sperimentale di Cinematografia ecc.

 

Si lavorerà attraverso figurazioni, espressioni gestuali e fonetiche: l’aria, l’acqua, il sole, le piante, i fiori, i colori, le onde, gli uccelli ecc. come sviluppo e liberazione della propria creatività per arrivare alla parola.

Si lavorerà ad imprimere con le mani immerse nei colori su grandi fogli-quadro la propria impressione di un albero o di una qualche altra forma osservata e scelta.

Se qualcuno suona uno strumento musicale, si lavorerà sui suoni “esprimendoli” con il corpo e poi con la voce.

Si tenterà, a seconda delle potenzialità degli allievi, di interpretare un personaggio in qualche battuta teatrale di forte espressività o una poesia di particolare suggestione, sia a livello singolo che coralmente.

Bibliografia: Filmati realizzati da Maricla Boggio insieme a Orazio Costa, per la RAI, che saranno visti insieme agli allievi.

                       Libri: Maricla Boggio,

Il corpo creativo – la parola e il gesto in Orazio Costa, Bulzoni ed., 2001;

Mistero e teatro – Orazio Costa, regia e pedagogia, Bulzoni ed., 2004.

Orazio Costa maestro di teatro, Bulzoni ed., 2007:

Orazio Costa prova Amleto, Bulzoni ed., 2008.

Nei primi tre libri, a seguire la parte teorica, è pubblicato un laboratorio tenuto dalla docente, che descrive lezione per lezione l’itinerario svolto.

 

Per chi possiede una cultura teatrale si consiglia di aggiungere alla bibliografia il quarto libro di Maricla Boggio, “Orazio Costa prova Amleto”, in cui il metodo si dispiega in tutta la sua potenzialità espressiva teatrale.

 

Nel sito di Maricla Boggio si possono vedere i filmati da lei realizzati sul metodo insieme al maestro Orazio Costa.

Sito: www.mariclaboggio.it

Qualche tema sviluppato dagli allievi

CLAUDIO RACCA MATRICOLA 1332EP17

 

Aprile 2018. Elenco tecniche educative: interpretazione teatrale. Oddio, io e il teatro siamo esattamente agli antipodi. Mai fatto nulla di teatro. Sento i compagni degli altri anni e non mi dicono nulla di più. Nessuno si sbilancia, nessuno sa e vuole dirmi che cosa si fa in questo laboratorio. Il primo giorno ovviamente sono senza aspettative, non sono nemmeno incuriosito da ciò che potrà essere questa esperienza. Oggi posso ringraziare chi non ha voluto darmi nessuna anticipazione. Certamente non si tratta di recitare, non si tratta di interpretare nessun personaggio se non noi stessi. Oltre a noi stessi bisogna far uscire cose che magari abbiamo sempre avuto dentro ma che nessuno ha mai osato farci uscire.  Parliamo del metodo mimico, ed in particolare abbiamo avuto la fortuna di osservare il Maestro Orazio Costa attraverso dei filmati molto interessanti. Assolutamente d’effetto e molto illuminante il fatto che questo metodo permette di recuperare istinti ed emozioni perduti, usando la fantasia e la creatività proprie di ogni essere umano. Attraverso la mimica possiamo fare nostro tutto ciò che ci circonda, anzi possiamo arrivare ad essere qualsiasi cosa. E’ stata una esperienza straordinaria: mi sono sentito acqua, mi sono sentito fuoco, mi sono sentito gabbiano, mi sono sentito aria. L’aria… trasformarmi in aria è stata la cosa che in assoluto più mi ha fatto stare bene. In qualche modo sono riuscito a fondermi con questo elemento così sconosciuto e così scontato. Sentirsi leggeri o pesanti, sentirsi emozionati perché si è riusciti a liberare se stessi da ogni pesantezza … Il metodo mimico è questo e molto altro: rappresenta anche il fatto di poter in qualche modo dare occhi e voce alle cose. Non stiamo parlando di imitazione. Imitare vuol dire prendere a esempio o come riferimento, conformarsi a qualcuno o a qualcosa. Qui non si prende nulla ad esempio, qui siamo noi che diventiamo. Diventiamo un fiore (esperienza che devo ancora perfezionare: volevo essere una ninfea e sono diventato uno spinacino), diventiamo un temporale dirompente un girasole che scaldato dal sole ritrova vigore… In realtà noi abbiamo fatto –forse lo dico con presunzione- mimesi che come dice il Maestro Costa è una dote assolutamente naturale che possediamo tutti. Ognuno di noi può può ritrovare la vitalità espressiva e trasmetterla a tutto il corpo. La voce è espressione di ciò che vogliamo essere o di ciò che stiamo leggendo. La nostra voce può dare un senso a tutto questo e può anche togliere il senso a tutto questo. Siamo stati capaci di leggere (non recitare) l’Infinito di Leopardi imparando a scorgere quello che il Poeta stava mettendo per scritto. Siamo riusciti a dare un senso a quell’insieme di versi che fin da bambini ci hanno fatto studiare senza però mai darne un senso. Questa è stata un’altra esperienza che difficilmente dimenticherò e a distanza di qualche giorno mi è venuta voglia di andare in quel luogo e cercare di scorgere l’Infinito. E’ proprio vero che quando affronti cose nuove non hai aspettative ma hai tanti pregiudizi. Pregiudizi su cose che fino a ieri credevi sciocche, inutili senza alcun valore. Poi ci rendiamo conto che quotidianamente noi siamo questo. Ogni essere umano si esprime con la mimica perché ognuno di noi è intrinsecamente mimico. Siamo mimici con la voce, siamo mimici con il ritmo che diamo ai nostri movimenti o ai suoni che emettiamo per comunicare. Difficile trasformare in parole questo concetto, ma sperimentarlo è qualcosa che ti rende consapevole che non sei una macchietta. Tutto questo però lo si può rappresentare su una tavola bianca con dei colori. Con i colori puoi rappresentare quello che hai dentro e mostrare agli altri ciò che in un solo momento può essere per te un dolce naufragare. I colori non sono convenzionali: il nero non è solo negatività, il nero può essere forza dirompente, può essere il punto da cui nasce tutta la libertà. Il giallo può essere certamente gioia, ma può essere bagliore, accecamento. Dobbiamo liberarci delle convenzioni, dobbiamo essere liberi di esprimere la nostra forza, i nostri turbamenti. Ognuno di noi può utilizzare queste tecniche all’interno dei nostri percorsi educativi. Non è vero che tutto ciò è adatto unicamente ai bambini: sono tecniche espressive adattabili ad ogni ambito. Una persona anziana può essere una foglia leggera quando magari si sente solamente appesantito dalla vita… Un bambino sicuramente avrà più energia e più voglia di esprimersi anche perché non ha preconcetti. In tutto questo voglio assolutamente ringraziare la Professoressa Boggio per avermi in qualche modo permesso di vivere questa esperienza che definirei di consapevolezza, di desiderio di essere.

 

Istituto Superiore Universitario di Scienze dell’Educazione “ Progetto Uomo”

Riflessioni personali sul laboratorio di Espressione Teatrale

a cura della Prof.ssa  Maricla Boggio.

Saveria Mancuso    Matricola 1316EP17

 

Molte sono le cose da cui vorrei iniziare e molti sono i termini che vorrei usare per parlare di questa intensa esperienza. Se dovessi trovare subito un aggettivo direi inaspettato!!

Ho trovato quello che lontanamente non immaginavo di trovare in un laboratorio teatrale, la ricerca di una parte di me : la mia anima istintiva .

Come detto dal maestro e fondatore del Metodo Mimico , Orazio Costa, l’istintività dopo l’adolescenza è qualcosa assai difficile da tirar fuori per via dei comportamenti omologanti e prestabiliti dalla società a cui apparteniamo. La capacità di essere e sentirsi quello che si vuole … una spiga, un albero o un fuoco può essere veramente complicato da esternare, perché abbiamo paura di sembrare ridicoli, di venire giudicati o perché siamo troppo razionali e poco pronti a vivere esperienze diverse dal nostro modo di ragionare o di vivere.

La difficoltà per me è stata soprattutto questa, ma con mio stupore mi sono ritrovata alla fine di questo percorso educativo a liberarmi da questo vincolo e ad essere pienamente cosciente di possedere un’ anima istintiva .

Il riferimento espressivo della natura è un’altra cosa che ha destato in me interesse perché dall’osservazione minuziosa degli elementi si possono rappresentare molti modi diversi di essere la stessa foglia, la stessa emozione , lo stesso movimento . Tutto questo arricchisce non solo il nostro vocabolario linguistico ma anche la nostra creatività e la nostra espressività. Questo aspetto mi sarà molto utile nel mio lavoro con i bambini , cercherò di metterlo in pratica con un progetto anche perché il Metodo parte proprio da loro.

Affascinante, inoltre, è la relazione che c’è tra mimesi, espressione corporea e poesia. Esse danno vita alla rappresentazione , sono di sostegno l’una all’altra e grazie al ritmo e alla voce si compie una vera e propria magia.

La lezione che più ho apprezzato è stata la riscoperta della poesia , in quel momento mi sono sentita proprio sul colle dell’Infinito di Leopardi. Le parole semplici, il peso delle parole, la vitalità delle parole, l’immagine che ricreano le parole ci portano lontano con la mente e con il corpo in un’altra dimensione, quella del poeta e del suo mondo che diventa un po’ anche nostro.

Mimica e segno grafico, colore e pittura in un gesto. Esprimere con un segno un’emozione, la vitalità di un seme , la forza dell’ edera, la dolce malinconia del naufragar. La mano tira fuori , fa da tramite tra noi e il nostro sentirci qualcosa lasciando un’impronta  del momento che diventa così magnifico ricordo.

Ho senza dubbio imparato l’uso e la differenza di alcuni termini tecnici come  ritmo, volume, tempo, intensità, tono, timbro. La storia della nascita di una parte importante del teatro italiano e dei suoi protagonisti. La scoperta di un mondo fatto di fatica , esercizio e dedizione ma anche divertimento e amore per il proprio lavoro.

Sicuramente un’ esperienza vissuta  che mi ha arricchito professionalmente e umanamente che continua a “lavorarmi” dentro.

 

 

 

 

Riflessioni personali sul laboratorio di Espressione Teatrale

A cura della Prof.ssa Maricla Boggio

Claudia Renzi (1308EP17)

Ho partecipato ai corsi della professoressa Boggio presso l’Istituto Progetto Uomo. Ammetto che inizialmente ho provato grande disagio e difficoltà: non è facile tornare a quella spontaneità quasi bambinesca che permette di esprimerti liberamente. Ritrovare la capacità di controllare il proprio corpo, attingere alla propria memoria sensoriale ed essere, poi, in grado di esprimersi sono azioni che per quanto a parole possano sembrare facili sono, effettivamente, molto complesse. Questi sei incontri sono stati un progressivo riavvicinamento alla propria natura e sensibilità,che spesso viene ormai accantonata, attraverso la poesia, il dipinto e la mimica. La riscoperta della mimica, basata su un’osservazione ormai sottovalutata, è una delle caratteristiche di questo corso. Ho deciso di iscrivermi a questo corso perché diverse persone mi hanno avvicinato al teatro, senza che io abbia realmente avuto l’occasione di provarci, così sono entrata con un’aspettativa che è stata totalmente stravolta. La mimica non era imitazione della realtà ma la capacità di “sentirsi” in un determinato ruolo. Ognuno aveva la possibilità di rappresentare la propria realtà attraverso il proprio corpo che diventava foglia, ramo, ali. Imparare ad esprimersi senza timore degli altri dando voce a tutto ciò che si prova penso sia una delle capacità che si possono apprendere all’interno del corso. L’espressione di sé è infatti un’altra abilità che si sta lentamente perdendo, in un’omologazione crescente. Invece si deve tornare ad essere padroni della propria voce; controllare il ritmo, la velocità, il tono, il timbro e il volume: solo così è possibile esprimersi in maniera completa, risultando anche di maggior impatto. Le parole racchiudono un significato che in questo corso abbiamo avuto l’opportunità di cogliere, non solo come messaggio ma come sensazione che dobbiamo essere in grado di trasmettere. Sono conscia del fatto che non bastano sei lezioni per imparare a controllare tutti questi aspetti, ma si sono sicuramente rivelate uno spunto: nella vita c’è bisogno di sperimentarsi e ritrovarsi e il corso è stato utile come incipit, ha mostrato a noi studenti una diversa modalità che solo noi potremo sviluppare poi nel tempo. “Saper entrare ed uscire da sé e dagli altri” è la chiave dell’empatia, nonché base dell’interpretazione. Durante questo corso noi ci siamo “sentiti”, creando così non solo un legame tra studenti ma anche un legame con il mondo che ci circonda. Abbiamo visto diversi video del maestro Costa che stava insegnando: ebbene, in uno di questi un gruppo di giovani attori dà voce ad una grotta attraverso il semplice uso delle vocali. Le vocali che compongono la nostra lingua danno voce al mondo e così abbiamo poi tentato di fare noi, anche se con risultati meno soddisfacenti. Tutto questo è solo un aspetto di ciò che abbiamo fatto: infatti, non ho ancora parlato della pittura. Penso che la differenza l’abbia fatto anche il contatto diretto con i colori.  Non solo siamo diventati colori attraverso la mimica ma attraverso il colore abbiamo rappresentato su tela ciò che prima eravamo “stati”. Con un unico gesto riuscivamo ad esprime tutta una realtà. Colori che riuscivano a rappresentare qualunque cosa. E non si trattava di disegnare, non ce ne era bisogno perché noi rappresentavamo il nucleo, l’essenza e non l’esterno. Penso che il filo conduttore fosse proprio questo: comprendere la vera essenza delle cose, delle parole, delle persone, senza fermarsi all’apparenza.  L’istinto è la chiave di tutto questo processo, senza lunghe e complicate costruzioni. La semplicità è alla base di tutto. Per concludere, penso che questo corso sia stata un’opportunità che starà a me cogliere e poi trasmettere, per cui non posso che ringraziare.