MADAME BOVARY

LUCIA LAVIA MADAME BOVARY.JPG mediadi Gustave Flaubert

riscrittura Letizia Russo

con Lucia Lavia

LinoMusella, Gabriele Portoghese, Mauro Conte, Laurence Mazzoni

Roberta Zanardo, Elisa Di Eusanio, Xhulio Petushi

scene  e costumi Marta VCrisolini Malatesta

disegno luci Piero Sperduti

musiche Giacome Vezzani

regia Andrea Baracco

Roma, Teatro Eliseo, 24 febbraio 2016

Maricla Boggio

L’operazione compiuta da Letizia Russo è stata di ricavare dal romanzo di Flaubert un percorso drammaturgico in cui emergesse la personalità della giovane Emma, ragazza di provincia piccolo-borghese, nella trasformazione da illusa fanciulla romantica a rappresentante di una realistica volontà di esistere scavalcando schemi moralistici. Se al tempo di Flaubert il  romanzo suscitò scandalo proprio per questo scavalcamento, oggi il racconto diventa materia espressiva di uno straripante desiderio di vivere la propria avventura umana, al di là di condizionamenti e legami.

Era assai complicato, sia per la “riscrittrice” che per il regista Andrea Baracco affrontare la complessità del romanzo e metterlo in scena. Comunque si essenzializzi il linguaggio del romanzo in azioni, e comunque queste azioni vengano sostenute teatralmente da alcune soluzioni metaforiche o emblematiche – la bambina-pupazzo manovrata da Roberta Zanardo – marionettista delicata, inserita con libertà nel contesto degli attori – , o i partecipanti al ballo, mascherati in una festa carnevalesca, o il suicidio finale di Emma, in una nuvola di cianuro in polvere -, si avverte la necessità di raccontare e raccontare, mancando quel sostegno che il linguaggio teatrale offre creando in sintesi una situazione senza doverla per lunghi giri di parole e di azioni proporla e spiegarla.

Ma l’operazione è riuscita, se si voleva raccontare la storia di Emma Bovary, e in questa storia – bravi tutti gli attori, che devono mostrarsi per tempi brevi fornendo la complessità di un personaggio – chi vince è Lucia Lavia che si stacca dal contesto nella sua disperata e impetuosa volontà di vivere, giocosa, ardente, inconsapevolmente egoista, tenera e violenta in innumerevoli cambiamenti drammatici, un vero talento che riesce a superare le difficoltà di un personaggio che le si adatta per intuitività teatrale più che per natura, coadiuvata e suggerita da Andrea Baracco pronto a offrirle appigli scenografici, musicali e simbolici – il veloce mutare dei luoghi in un salire e scendere di evanescenti scale, il vortice del ballo, i trasalimenti erotici – che offrono agli spettatori materia di emozione.

Da apprezzare anche un lieve filo di ironia che accompagna l’intero percorso –  anche troppo lungo, di quasi due ore e mezza – sdoppiando il discorso di Emma in quello del marito Bovary – Lino Musella -, quasi epico nel suo controllato recitare da giulivo cornuto, in una rassegnata e autoriflessiva rassegnazione alla consapevolezza dei tradimenti della donna, e in quel continuare ad amarla nonostante tutto. Niente da ridere, questa confessione, anzi il riconoscimento di un amore vero, da brivido.